COME FARE UNA SPESA FELICE

Fare la spesa, per un vegano, può tramutarsi in un’esperienza drammatica: per la vista, causa i minuscoli caratteri degli ingredienti sulla confezione; per il portafoglio che mal sopporta l’accoppiata quasi immancabile vegan-bio; per il tempo sprecato a spostarsi da un supermercarto all’altro alla ricerca di quello strano ingrediente per quella strana ricetta. Ma, come per la corsetta mattutina, l’allenamento riduce ampiamente lo sforzo. Ecco dunque le mie indicazioni per un training autogeno che vi aiuterà a fare una spesa felice.

  • Individua i supermercati di riferimento.

Per vicinanza geografica e per fornitura avrai sicuramente individuato i tuoi supermercati di riferimento che potrebbero variare da uno a tre. Se ti accorgi che sono di più, ti prego, rinuncia agli altri! In caso contrario la spesa felice (esclusi i masochisti) sarà quasi impossibile.

  • Stila delle liste della spesa suddivise per supermercati.

Ovvero: guardando i volantini delle offerte, oppure puntando sui classici intramontabili (io ad esempio so che nel mio supermercato di riferimento n°2 il latte di soia ha il prezzo meno caro di sempre) dividi gli acquisti per supermercati e stila le liste della spesa corrispondenti. Questo ti eviterà di fare confusione, di comprare tutto in un solo posto per pigrizia perdendo delle occasioni di risparmiare, di fare la spesa dilazionata nel tempo senza dimenticare cosa dovevi realmente acquistare.

  • Leggi le etichette degli ingredienti ed scopri i tuoi “sempre-quelli”.

D’obbligo capire sempre cosa mangiamo leggendo gli ingredienti (ricorrete anche ad una mini-guida alle sigle) ma, e tu lo sai bene amico vegano con il carrello, questo richiede davvero molto tempo. Fallo dunque sempre quando sei face-to-face con qualcosa di nuovo ma, per il resto, ovvero per gli acquisti abituali, ti conviene puntare sui “sempre quelli”. Nella mia dispensa non mancano mai barrette energetiche e cereali per la colazione: ho speso circa un’ora davanti agli scaffali destinati per trovare barrette e cereali perfetti (vegan, buoni, non costosissimi) ed ora compro “sempre-quelli” a colpo sicuro.

  • Individua gli irrinunciabili.

Poniti queste domane: cosa è buono e sano anche se è a primo prezzo? Su cosa puoi cedere per quanto riguarda il bio? Quali sono i prodotti per i quali vale la pena spendere il massimo? Annalizza quindi bene il rapporto qualità prezzo dei tuoi acquiasti abituali. Io, ad esempio, spendo molto per il seitan perchè mi sono accorta che risparmiando quel poco, affidandomi ad altre marche, la qualità ne risente moltissimo. Viceversa con gli yogurt spendo meno della media perchè acquisto un prodotto poco pubblicizzato i cui ingredienti però non hanno nulla da invidiare ai cugini spendaccioni.

  • Prodotti vegani che non hanno fatto outing.

Con il tempo mi sono resa conto che molti prodotti insospettabili sono vegani senza che ciò venga dichiarato nelle pubblicità o nella confezione. Preferiteli (sempre dopo un’attenta analisi degli ingredienti) a quelli che hanno fatto outing dichiarandosi vegani, solitamente più costosi.

  • Fai le scorte ma non troppo.

Se ti accorgi che un prodotto di uso comune è ad un prezzo stracciato conviene che tu ne faccia una scorta. Se invece vuoi comprare trenta confezioni delle crostatine vegan che hai assaggiato per la prima volta la settimana scorsa, pensaci bene: l’effetto “nausea” è dietro l’angolo.

  • Cosa puoi fare in casa?

Compatibilmente con i tuoi tempi, rifletti se alcune cose che normalmente acquisti, non possano essere sostituite da preparazioni casalinge. Io spesso faccio in casa le piadine, i burger, le brioches, il pesto, il ragù di soia  e la maionese.  A volte mangio tutto al momento, altre congelo (sempre con etichetta riportante il giorno del surgelamento).

  • Acquisti via internet

Scandaglia siti affidabili per trovare offerte, novità anche estere e cibi particolari che difficilmente troverai nell’ipermercato sotto casa. Accordati, se possibile, con un amico o un vicino di casa per dividere le spese di spedizione e non farti prendere dalla frenesia informatica del “metti nel carrello”.

 

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