Essere vegani è abbastanza? Prima di rispondere, leggi Vegan Revolution

vegan revolution

Me ne sto qui a fissare il mobile specchio del mio bagno. Possibile sia così infarcito di creme? C’è il siero rimpolpante, il contorno occhi (da sempre il mio punto di forza, ci tengo), il roll on per le labbra, la crema detox da notte e la rivitalizzante da giorno. Poi il burro super idratante per il corpo, l’olio anti-smagliature (maledette!) e le creme per le mani: una più blanda e l’altra, per i casi critici, quando le mani sembrano carta vetrata.

Sono tutte vegane, le mie creme. Ma, basta essere vegani/e? Beatrice Di Cesare, operatrice di massaggio olistico di Milano e filosofa dell’eco-minimalismo, dice NO e nel suo bagno c’è una sola crema, autoprodotta.

Ancora abbagliata dalla vetrina di creme che mi alberga in casa e a cui non avevo mai davvero fatto caso, trovo la via della cucina e inizio a spignattare come faccio ogni giorno, con l’unica differenza che oggi c’è un’ospite, la mia amica Rossella. Voglio bene a Ross e adoro cucinare, ma il caso vuole (e non è sempre così?) che questo martedì sia sommersa di consegne. E poi la spesa, la raccomandata da inviare, la lavatrice da stendere… ma non toccava a lei cucinare questa volta? Alfredo Meschi, “artivista” antispecista, mi direbbe che fare il diavolo a quattro per cucinare qualcosa di buono e sano ogni santo giorno è un vero spreco di tempo. Lui sa che il vegan cooperative cooking circle è una realtà che funziona, e funziona precisamente così: un gruppo di amiche/i o colleghe/i si accordano per cucinare, una volta alla settimana, un pasto per tutti. Così, se fossimo in 7, cucinerei solo il lunedì, per 7 persone.

A cambiare una giornata come tante, è stato Vegan Revolution, un libro edito da Terra Nuova Edizioni e scritto a quattro mani, quelle di Alfredo Meschi e Beatrice di Cesare. Attivista e artista antispecista il primo (sul suo corpo, 40.000 x tatuate a simboleggiare gli Animali non Umani che vengono uccisi ogni secondo) e frizzante (ma pigra, per sua stessa ammissione) eco-minimalista che in pochi anni ha ridotto quasi a zero la produzione dei rifiuti, la seconda.

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So a cosa stai pensando: arrivano i maestrini pedanti, la categoria umana più mal sopportata dopo i vigili e i controllori attivi nelle ore di punta. E invece no, nessuna pruriginosa sensazione di giudizio latente. Solo tanta curiosità scatenata dalle 45 esperienze reali nel segno dell’Antispecismo e della Liberazione Animale attive qui ed ora per un futuro etico, egualitario ed inclusivo (e cosa sarebbe la Vegan Revolution altrimenti?) riportate da Alfredo e per i capitoli di Beatrice dedicati alla sua rivoluzione nei dettagli: tante scelte quotidiane ispirate al baratto, al riciclo e all’economia del dono.

Avrai certamente presente quella sensazione di spinta macchinosa, di voglia di lanciarsi dallo scoglio nella Blue Lagoon mentre però stai ancora riflettendo sull’uso del boccaglio. Ora che il seme della Vegan Revolution è piantato nel mio cervelletto, come farlo germogliare anche nel cuore? Perché le/i partigiane/i della più gioisa delle rivoluzioni sono proprio questo: portatrici/ori d’amore con una certa dose di convinzione e organizzazione. Prima della fioritura sentimentale, devo mettere a tacere i pensieri, sciogliendo qualche dubbio.

Così chiamo Beatrice al telefono. Anzi, mi chiama lei, ha i minuti illimitati, dice. La mia domanda è schietta, anche se si presta a un fiume di parole in risposta: abbracciare il tuo stile di vita mi sembra quasi impossibile, dove trovi il tempo? E soprattutto, nonostante tu ti definisca “peciona” (approssimativa) non oso immaginare quanto spirito organizzativo sia necessario per non produrre rifiuti come fai tu.

Giuro che volevo prendere appunti, ma Beatrice mi ha coinvolta in una conversazione trascinante e io mi sono lasciata trasportare. Quello che è rimasto, però, dalla telefonata rubata all’ora di pranzo, è che per vivere zero waste bisogna cambiare prospettiva. Certo, come farei ad autoprodurre l’esercito di creme che mi ritrovo? Impossibile. Beatrice ne usa una sola per il viso e il corpo e riesce a farla in casa riponendola in vasetti in vetro riciclati.

E come capire quali creme sono importanti? Rifletti, serve del tempo. Beatrice mi racconta di una nuova idea del suo compagno: prima di acquistare qualcosa, l’appunto finisce su un foglio di carta, appiccicato al frigorifero (in funzione solo d’estate, precisa, in inverno va tutto a finire sul davanzale della cucina). Così c’è tutto il tempo per meditare. L’acquisto è necessario? Mi rende davvero felice? Il 90% delle volte la risposta è no.

Un’ultima cosa: vuoi iniziare a fare la crema, oppure il detersivo in casa? Non ordinare un kit online, prima chiediti se puoi usare qualcosa che hai già, cambia la tua visione per davvero.

Con Alfredo mi sento più filosofa: cosa può fare la filosofia antispecista contro la violenza di genere? La domanda nasce dall’uso pedissequo di Alfredo del linguaggio inclusivo, lo stesso che sto usando ora. La lingua della revolution parla a tutte/i seguendo il binarismo di genere, anche se la comunità LGBT sostiene di dover abbattere il binarismo utilizzando il neutro (asterisco o chiocciola). Ma in attesa di superare anche questo scoglio di non inclusione, il linguaggio inclusivo è un esercizio perfetto, che riabilita uomini e donne con grande dignità. A proposito di donne, dunque, cosa può fare la filosofia antispecista contro la violenza di genere?

Alfredo mi risponde via email, di cui ti faccio un sunto:

La filosofia antispecista, oltre allo specismo, rifiuta e cerca di combattere l’ideologia del dominio che veicola nella nostra società lo specismo e tutte le altre odiose discriminazioni. Come antispeciste/i sottolineiamo sempre che nella nostra lotta “il fine non giustifica il mezzo”, bensì il mezzo è già il fine e non può non essere nonviolento. In quest’ottica il linguaggio antispecista, se non vuole continuare ad essere violento e discriminante, deve andare nella direzione dell’inclusività. Ed in quanto a violenza di genere, ritengo che quella del linguaggio quotidiano ne sia una tipologia particolarmente subdola ed assai difficile da debellare. […] Quindi, cosa può fare l’antispecismo in questo senso? Parlarne, letteralmente parlarne. E le posso assicurare che, facendo decine e decine di conferenze, la cosa non è affatto facile… […] l’antispecismo cerca di mettere in luce come le discriminazioni sessiste e le violenze di genere abbiano le loro radici nella misoteria propria della nostra cultura (non a caso usiamo insulti quali “troia”, “maiala”, “vacca”, “cagna”, “bastardo” ecc…). […]Anche in questo senso l’antispecismo, attraverso le sue varie forme di coscientizzazione, può fare qualcosa…O almeno, ci proviamo!

Restando pratici (vi accorgerete di come Vegan Revolution sia un compendio di buone idee, pratiche ed esperienze segnate da un profondo pragmatismo), Vegan Revolution è stampato su carta Eural Premium, dunque proviene al 100% da carta straccia, e con inchiostri naturali all’interno del circuito Terra Nuova, che assicura equo compenso a tutti gli attori della filiera. È acquistabile nella versione cartacea o digitale sul sito www.terranuovalibri.it

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