Sì lo so, il burro d’arachidi è la classica cosa di cui dovresti-vorresti-potresti fare a meno.
Ma io ho il cuore tenero, la lacrima facile e le voglie improvvise e allora, una volta all’anno, si ripete la medesima storia: mi dirigo al supermercato sapendo che VOGLIO IL BURRO D’ARACHIDI ma tergiverso tra le corsie per un tempo infinito cercando di rimandare l’incontro fugace che si risolverà irrimediabilmente in un’abbuffata malsana. Poi entro nella corsia della vergogna, lo vedo, lo agguanto e mi dirigo in cassa felice come un riccio in calore: a quel punto la vergogna è stata quasi del tutto surclassata dall’appetito godereccio ma non del tutto ed è così mi ritrovo a nasconderlo tra la verdura sul rullo della cassa, quasi fosse lì per errore.
Se ce la faccio, ma non succede quasi mai, aspetto fino alla mattina seguente per aprirlo perchè per me il burro d’arachidi significa colazione. Scaldo una fetta di pane e ci spalmo il burro d’arachidi con sopra un velo di marmellata di fragole e sono già in estasi perchè so ciò che sta per accadere: quel mix di odori mi trasporta in un secondo a alle radiose mattine che passai a Norwich in occasione di uno scambio culturale che ebbi la fortuna di fare al liceo.
Sono sentimentalmente legata al burro d’arachidi perchè è una macchiana del tempo potentissima attivata dalle sensazioni organolettiche che il legame quei tre ingredienti mi suscita, mangiare quella fetta di pane grassissima non è solo un piacere per il palato ma una calda carezza al cuore e io gusto ogni singolo morso come Carrie Bradshaw si godrebbe ogni singolo passo con addosso delle Manolo Blahnik. Mentre la addento sono seduta in quella veranda bianca con le mia amiche: ho i capelli scompigliati, spero non ci sia il formaggio spray nei panini del packet-lunch, ho una fame pazzesca e soprattutto ho sedici anni e sono felice del mondo così com’è.
Credo che per rendere l’esperienza ancora più intima proverò a fare il burro d’arachidi in casa. Oltre ad essere più sano spezzerò il rito del supermercato ed inaugurerò il rito della cantina: già mi vedo a portare in cucina il vasetto di burro d’arachidi nascosto nella retina delle patate.
Suvvia, ogni piacere che si rispetti è un peccatuccio.