Avere degli invitati a cena rappresenta, molto spesso, uno stress a cui non vorremmo sottoporci mai e poi mai. Ma abbassare i livelli di nevrosi e dar vita alla cena perfetta è possibile, ebbene sì: si può evitare di fare spese epiche, di ridursi all’ultimo minuto e persino di fare continuamente la spola tra i fornelli ed il tavolo conviviale. O almeno ci si prova.
Ma prima, una regola fondamentale: il tono della serata deve essere adatto all’occasione e agli ospiti. Assicurato un livello di decenza, che ripercorreremo ora a tappe, non siate i soliti imbranati con ansia da prestazione: non mettete dieci posate se vengono a cena i vostri genitori la domenica; ma nemmeno dei “facilitoni”: non servite birre in lattina se invitate il capo ufficio e consorte. Ecco.
Il decalogo della cena perfetta:
- GLI INVITATI
Il primo consiglio è di non lasciarsi prendere la mano: ovvero amici ma non amici di amici ed amici di amici di amici. Non fatevi scrupoli nel decurtare la lista degli ospiti fino a ridurla alle persone che volete davvero sedute alla vostra tavola, oppure che è opportuno che siano presenti, ovvero alle persone che riuscirete affettivamente a gestire.
A nessuno, ospiti compresi, piace mangiare male e freddo, non sapere con chi parlare a tavola perchè ci si ritrova seduti vicino all’amico, che non si conosce, dell’amico che si conosce così così. Fate un favore a tutti e a voi stessi: siate spietati nello stilare la selezionatissima lista dei presenti.
- L’ORARIO:
Fate in modi di essere “comodi”: se uscite dal lavoro alle 19.00, non programmate la cena per le 20.00 o altrimenti vi ridurrete a correre a casa (letteralmente), a lavarvi solo le ascelle perchè non avere tempo di farvi la doccia, ad apparecchiare alla cieca e a scuocere la pasta perchè, nel frattempo, vi siete accorti che il gatto ha rovescito la ciotola dei croccantini sul tappeto.
Datevi il tempo di essere belli e di sfoggiare un sala da pranzo impeccabile: se poi vi riesce fate anche finta che organizzare il tutto non vi sia costata la minima fatica. Impariamo tutti da Bree Van De Kamp.
- LA TAVOLA:
Prima di tutto, vi prego, niente candele profumate: a nessuno piace mangiare la pasta al pesto con la vaniglia sotto il naso. Se volete le candele non devono sapere di niente.
No ai centrotavola ingombranti che occupano metà del piano d’appoggio e che stagliano verso il soffitto come abeti di Natale. Optate piuttosto per un mazzetto di fiori freschi che dev’essere messo al centro della tavola, vi accorgerete anche voi che mettere un “centrotavola” in qualsiasi posto che non sia quello che indica il suo proprio nome, è a dir poco ossimorico. Se non avete tempo di comprare o raccogliere i fiori potete usare una candela grande con portacandele in vetro oppure un candelabro (solo se è di pregio, altrimenti fa tanto “anticaglia”). Piuttosto dei fiori finti non mettete nulla.
A mio parere funzionano le tovaglie neutre con tovaglioli, rigorosamente di stoffa, abbinati e ricamati. Se volete dare un tocco di colore abbinate tovaglioli colorati ai fiori o alle candele, potreste anche osare con dei bicchieri colorati o addirittura spaiati ma a patto che cozzino con eleganza (se non capite cosa vuol dire, rinunciate in partenza, o rischierete di ottenere un effetto “té delle cinque dal cappellaio matto”).
Per le posate fate un po’ voi, ma niente orrendi manici in plastica colorata ed avitate di apparecchiare stile Grand Hotel con diciotto posate che nessuno sa usare compreso l’arnese per estrarre le escargot dal guscio, che non ci sono.
Consiglio di studiare tre o quattro abbinamenti e di riproporli ciclicamente. Verificate la sera precedente che quella tovaglia, quellì che ormai avete deciso di usare, sia lavata e stirata in modo da evitare una crisi di nervi la sera successiva.
Nel caso la cena sia abbastanza formale e prevede ospiti che si conoscono poco fra loro, preparate dei segnaposti semplici: un cartoncino colorato con un nastro di stoffa e, se siete speldidi, un fiore.
Se poi a cena da voi vengono quei quattro caproni degli amici di sempre: mettetvi sul tappeto del salone, ricoperto di tela cerata, con i cartoni di pizza e le birre assicurandovi che il cavatappi sia sempre a portata di mano.
- IL MENU:
Prima di tutto informatevi su eventuali intolleranze, o antipatie per i cibi mascherate da intolleranze, che i vostri ospiti potrebbero avere e fatelo per tempo.
Sappiate che per fare una bella figura dovreste servire tutte cose fatte in casa con le vostre mani sante, in caso contrario devono essere prodotti di qualità: evitate di fare il pane ma prendete una bella pagnotta pugliese dal panettiere, magari anche lui pugliese. O del pane ai cereali (di quelli coi semini, non quello triste scuro integrale che tutti scansano) che fa tanto radical chic.
A proposito di pane: deve esserci sempre, possibilmente dislocato sul tavolo in modo che tutti ci arrivino comodamente evitando crocevia di ” Mi passi…”.
Potrà sembrarvi di risparmiare tempo preparando tanti piccoli stuzzichini: ebbene non è così, credetemi. Dunque: un paio di antipastini (da consumare anche in piedi a mo’ di aperitivo), primo, secondo e dolce.
Organizzate il menù in modo da usare almeno due ingredienti in almeno due piatti (risparmiando tempo su cotture differenti e creando un fil rouge che leghi tutte le pietanze). Scegliete piatti che vi permettano di pre-cuorere molti dei loro componenti o che potete addirittura cuocere del tutto il giorno prima e mettere in frigo. Dunque via libera alle torte salate, le polpette, le lasagne etc. Ecco un esempio di menu che segue entrambe le regole: vol au vent ai funghi, torta salata con tofu e verdure di stagione, lasagne ai funghi, polpette di verdure di stagione con contorno di patate e salsa yogurt.
Per quanto riguarda il dolce: evitate i dolci da forno tipo torta paradiso, più adatti alle colazioni e ai tè pomeridiani. Azzardate un qualcosa con le creme come dei vol au vent salati, il classico tiramisù, oppure una torta fredda allo yogurt. Se non avete tempo o voglia passate dal gelataio e prendete del gelato misto, accompagnatelo però con dei biscottini di fatti in casa.
Le bevande: evitate le bibite gassate e servite acqua frizzante e non (mai in bottiglia di plastica), eventuali birre artigianali o ricercate e tre vini diversi: uno frizzante per l’apertivo-antipasto, uno da pasto ed uno per il dolce.
- L’ACCOGLIENZA:
Sorridete, non mostrate la fatica, fate qualche complimento agli invitati, disponete i cappotti in un’altra stanza ma assicuratevi che tutti abbiano con sè ciò che serve avere accanto, ad esempio eventuali pochette e borsellini. Mai e poi mai fate togliere le scarpe: anche il più elegante degli uomini può avere il calzino bucato o peggio, il piede sudato e maleodotante; e nessuno vuole avere ai piedi le ciabatte da Pippo che usavate l’anno scorso. Se gli ospiti arrivano a scaglioni ed i primi fissano le cibarie come farebbero dei naufraghi con una scialuppa di salvataggio: stappate il prosecco, rigorosamente fresco, ed iniziate e servire gli antipasti da consumare in piedi.
- IL CONGEDO:
Siete stanchi, dannatamente stanchi, e Paolo sta raccontando per la quarta volta di quando, in gita al liceo, è caduto dallo skilift falciando cinque malcapitati sciatori.
Alzarsi ed iniziare a sparecchiare è davvero l’ultima, “cafona” spiaggia. Prima di approdare a questo stratagemma parlate distrattamete della giornata faticosa che vi aspetta domani al lavoro o, ancora meglio, servite l’amaro. Se l’amaro scatena una seconda turnata di aneddoti imbarazzanti dell’adolescenza: distribuite quel “petit cadeau” che dovete tenere sempre pronto per ringraziare gli ospiti della loro presenza: basta il segnaposti che avrete realizzato personalmente, oppure un sacchettino di stoffa con dei cioccolatini, o un bossolo, giusto perchè il messaggio arrivi dritto al punto. Se nemmeno questo sortisce l’effetto sperato: andate a prendere i cappotti, e sbadigliate sonoramente.
- LE PRIME PULIZIE:
Fate in modo che la lavastoviglie sia vuota prima della cena e, a serata conclusa, caricatela senza ritegno. Sbattete la tovaglia e mettetela nel cesto della biancheria, incartate gli avanzi ed infilateli nel frigo. Non importa se è solo ordine apparente, è quanto basta per andare a dormire sereni.
Se siete sopravvissuti, non fate incastrare dalle lusinghe: se state per dire :”Rifacciamo da me la settimana prossima”, mordetevi la lingua. Anche voi, nel profondo, volete essere accolti in casa altrui, per criticare tutto.